𝐔𝐍𝐀 𝐒𝐓A𝐆𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐏𝐀𝐑𝐓𝐈𝐂𝐎𝐋𝐀𝐑𝐄
Giugno 2022: i Golden State Warriors si laureano campioni NBA, Stephen Curry riceve una (pleonastica) consacrazione, a detta di molti “definitiva”, la squadra è pronta per godersi le vacanze, e prepararsi al meglio alla stagione 2022-2023.
Almeno dal punto di vista dei tifosi ci si aspetta una regular season tranquilla con playoff assicurati, ma la stagione appena trascorsa è stata tutto fuorché questo.
I problemi iniziano subito a Settembre a stagione ferma; mentre noi tifosi ci godiamo il sole in riva al mare diventa vitale la notizia riguardante il pugno rifilato da Draymond Green a Jordan Poole. Di lì a poco uscirà via TMZ anche il video, e le domande inizieranno a farsi insistenti sul cosa ne sarebbe stato di Green… scambio? Sospensione? O tacito risentimento e volontaria sparizione dalle scene a tempo inteterminato?
In questo clima molto poco disteso inizia la Regular season, e Golden State gioca il suo solito basket tra le mura amiche del Chase Center, ma le sconfitte in trasferta iniziano ad arrivare copiose. Gli Warriors per diversi mesi avranno un record sempre orbitante in zona 50%, giocando un basket fatto di “palla lunga e tanta corsa”.
Verso metà stagione iniziano ad esserci i primi infortuni figli di questo basket ad alto dispendio energetico, prima di Green e poi di Curry (nella settimana Pre-All star game). Quando anche Steph rientra ecco il carico da Novanta: Andrew Wiggins sparisce ad inizio febbraio, nessun infortunio, nessun comunicato, sappiamo solo che l’ala dei Warriors ha lasciato San Francisco.
Alla trade Deadline gli Warriors viaggiano ad un record neutro/negativo, a seconda del quantitativo di trasferte consecutive ad est, che molto spesso si tramutano tutte in sconfitte. La speranza allora è da ricercarsi nell’usato sicuro, con un acquisto riparatore in emergenza: Gary Payton II lascia Portland e torna a casa dove è accolto dall’amore dei tifosi non ancora affievolito. Ma anche un ritorno cosi gradito nasconde le sue insidie, ovvero che i Trail Blazers avrebbero fatto giocare da inizio stagione Payton II imbottito di Toradol nascondendo un infortunio all’addome all’intera lega.
Gli Warriors si trovano ad un bivio ma alla fine scelgono comunque di acquisirlo (una ricaduta vorrebbe dire 3 mesi fuori), realizzando che il figlio d’arte infortunato ed imbottito di farmaci fosse comunque meglio difensivamente sia di Curry che di Poole.
Una folata finale di regular season fatta di calendario favorevole e motivazione superiore a molte delle squadre affrontate, spesso già qualificate, ma anche ad una buona dose di strategia atta ad evitare i Phoenix Suns al primo turno, porta i Warriors ad evitare il play in ed a qualificarsi come sesti contro la cenerentola della stagione, i Sacramento Kings, avversario probabilmente più abbordabile dell’intera porzione occidentale di tabellone.
Tirando le somme realizziamo come la squadra di San Francisco abbia un record pietoso fuori casa (10-30) mentre nelle mura del Chase Center un rapporto da top team (34-8).
Quello che si chiedono tutti è perché? Cosa è successo?
Proviamo a spiegarlo con tre motivazioni:
- Rilassamento post titolo
Come detto, a giugno la squadra si è laureata campione. In molti casi questo vuol dire che nella stagione seguente qualsiasi squadra entra in campo convinta che bastino due minuti per vincere molte delle partite di una regular season a tratti somigliante più ad un allenamento che ad una seria competizione. Quello che però non è stato ingenuamente calcolato è che durante una gara, una volta che l’avversario entra in fiducia, è difficile sovvertire questa tendenza di modo da risolvere la gara con il minimo sforzo ed il massimo risultato.
Un’altra conseguenza a questo fenomeno è che spesso si pensa che per raddrizzare la stagione bastino due mesi, con una run da 5-10 vittorie consecutive che proietti o immediatamente in una comfort zone da playoffs dalla quale poi non uscire fino alla fine della stagione regolare.
Mescolando queste due motivazioni si ottiene un pericoloso gioco d’azzardo che spesso lascia a bocca asciutta, non essendo più capace di gestire il tuo destino con le tue sole forze, e dovendo scommettere anche sui fattori esterni (la trade Irving-Dallas ne è un esempio, lasciando un posto in più per i playoff hanno facilitato la conquista della post season per i Dubs).
Ad inizio stagione dopo le prime 20 partite la squadra in casa aveva un record di 9-1 mentre fuori 1-9, sintomo che provava il totale disimpegno da parte della squadra di giocare con un’attitudine adeguata lontano dalla California. - Gestione dei rapporti ed overthinking
In seguito al disguido Poole-Green, i rapporti interni allo spogliatoio sembravano molto tesi, e per impedire che ci fossero ricadute interne alle gare dovute alla tensione che un gruppo estremamente comunicativo come i Warriors ha da sempre, Apparentemente Steve Kerr ha chiesto alla squadra di alzare il ritmo di gioco per non far mandare la squadra in overthinking.
Vediamo infatti come in una banale rimessa dal fondo, Curry o chiunque rimetta la palla in gioco cerchi insistentemente l’uomo in angolo nell’altra metà campo per un tiro veloce, oppure massimo tre passaggi per un tiro spesso difficile, rapida conclusione di azioni lunghe massimo 4/5 secondi. - Infortuni ed inadeguatezza di alcuni giocatori
Gli Infortuni di Green e Curry e la dipartita di Wiggins non hanno facilitato la corsa playoff della squadra: prima il “Vocalist” difensivo è mancato e poi la permanenza di Wiseman più a lungo del dovuto ha inesorabilmente condannato la squadra a qualche sconfitta fuori programma.
Wiseman è stato di fatta una scommessa tragicamente persa, un lungo di 2.16 che in stagione regolare ha concesso agli avversari il 67.7% al ferro quando marcati di lui, su oltre 11 tentativi contestati a partita (più della metà del totale dei tiri difesi arriva difatti entro i 5 piedi dal ferro). In attacco si è dimostrato inadeguato a qualsiasi situazione in cui doveva agire da bloccante (che fosse un pick and roll o un set di squadra in cui portare blocchi ciechi o stagger per i tiratori che si muovevano per ricevere senza palla).
L’infortunio di Curry è sembrata la problematica meno influente almeno in termini di record, ma probabilmente un’assenza prolungata avrebbe potuto portare a risultati in continuo peggioramento.
La dipartita di Wiggins (dovuta a problemi familiari che la NBA ha tenuto ufficialmente nascosti) ha tolto alla squadra un all around player troppo importante, capace di dare alla squadra scoring in isolamento all’occorrenza, tagli forti a canestro, difesa sulla palla e grande capacità di evitare i cambi difensivi grazie alla sua eccellente screen navigation.
Tattica e statistiche
Quanto è strana numericamente la stagione Dubs
N.B. Le statistiche fanno riferimento alla stagione regolare fino al 2 Aprile 2023
Dopo aver raccontato a parole le follie della squadra più famosa in California guardiamo un po’ di numeri:
Defensive Rating
Il Dif Rtg della squadra totale è 113.8 (17esimi)
In Casa: 107.9 (terzi), in Trasferta 119.8 (28esimi)
Un fortino a S. Francisco; guardando qualche partita si nota subito la maggiore comunicazione e concentrazione, quello che serve in pratica per difendere di squadra in maniera coordinata.
Fuori casa l’esatto opposto, disattenzioni e scarsa comunicazione, praticamente due squadre diverse.
Percentuale di tiri da tre segnati dagli avversari:
In Casa la squadra concede il 29.5% da 3 mentre in trasferta il 45.1%!!
Questa discrepanza del 16.1% la ritroviamo facilmente nella disposizione difensiva della squadra: in casa Golden state utilizza Draymond Green sul lato debole pronto ad aiutare sul pick and Roll e nei CloseOut (con la sua rapidità e le sue lunghe braccia riesce molto bene a sporcare la visuale del tiratore in angolo).
Fuori casa invece la squadra schierava DiVincenzo o Curry sul lato debole e questa piccola differenza portava troppi tiri Wide Open al tiratore in angolo.
Motivazioni? Probabilmente una banale mancanza di impegno, dovuta alla consapevolezza che i Playoffs sarebbero comunque arrivati anche giocando al massimo solo davanti al proprio pubblico che spinge.
Amnesie difensive ed Effort collettivo:
Le statistiche di tiri presi dagli avversari nella Restricted Area lasciano poche interpretazioni
-In Casa: 14.24, In Trasferta 25.84 Diff -11.6
Oltre alla differente disposizione difensiva aggiungiamo pure scarsa comunicazione e concentrazione: spesso quando il giocatore sul lato debole decide di coprire preventivamente il tiratore in angolo si crea un buco enorme dentro area, il rollante ormai lasciato solo può solo che ringraziare depositando due punti comodi.
Vero, due indizi non fanno una prova, ma se gli indizi cominciano a diventare un campione così consistente da essere a tutti gli effetti un trend, qualcosina su cui preoccuparsi c’è.
Chiaramente si spera che questi problemi vengano risolti ai Playoff, e se veramente di concentrazione si tratta, non dovrebbe essere difficile, con la squadra che si renderà nuovamente protagonista puntando come obiettivo minimo alle finali di Conference, anche se il sogno di repeat non è ancora da abbandonare.
C’è solo da mettersi seduti e godersi lo spettacolo.

