La Lottery
Il 16 maggio a Chicago si è tenuta la draft lottery, ed i risultati hanno probabilmente portato i San Antonio Spurs ricoprire il Texas di ettolitri di champagne. Il loro 14% di possibilità di ricevere la prima chiamata assoluta si è infatti tramutato in realtà e con una delle chiamate probabilmente meno discutibili e dubbiose di tutti i tempi, il 22 giugno al Barclays Center di Brooklyn sceglieranno Victor Wembanyama.
Hype
Il Draft 2023
Il francese, dall’alto dei suoi 225 cm circa mostra caratteristiche tecniche fuori da ogni logica, tanto che già da tempo gli sono state riservate copertine su i più importanti giornali sportivi in tutto il mondo.
Un “hype” che secondo Mike Wilbon di ESPN è addirittura superiore a quello che ebbe LeBron James nel 2003 che già a 14 anni ebbe il suo volto riportato in copertina su Sport Illustrated; la pagina Instagram di NBA on ESPN ha prospettato come peggiore delle ipotesi che Wemby diventi un Anthony Davis più alto; Chris Broussard addirittura si è sbilanciato nel dire che se Victor dovesse diventare del livello di Davis, Olajuwon o Durant sarebbe un fallimento. Chiaramente tutte queste prospettive sono esagerate, ed in alcuni casi rischiano di sfiorare il ridicolo, ma l’hype attorno al francese è davvero a livelli mai visti.
Quali sono i prospetti nella storia del basket con aspettative paragonabili a quelle di Victor Wembanyama?
Premessa obbligatoria, ogni tipo di valutazione transepocale che questa pagina intraprende ed intraprenderà avrà sempre come criterio il paragone tra il giocatore preso in questione ed il SUO mondo di riferimento, venendo confrontato quindi ad altri giocatori di altri periodi storici in base a come questi si pongono in rapporto con i loro contemporanei.
Yao Ming
Un giocatore cresciuto lontano dagli States, sul quale c’era molta curiosità è stato il cinese Yao Ming nel 2002. La popolarità del basket in Cina era in costante aumento, ed il gigante di 226 cm proveniente dagli Shangai Sharks divenne il primo cestista straniero della storia del Draft ad essere selezionato con la prima scelta assoluta.
“È un momento incredibile per noi scegliere Yao Ming con la prima scelta assoluta; abbiamo preso questa decisione per le sue dimensioni, per le sue capacità atletiche e per la sua comprensione del gioco. Grazie ai suoi 7’6″ (226 cm ndr), ha anche grandi capacità di passare e segnare. Quando Stern ha annunciato ufficialmente che il cinese Yao Ming era stato draftato dai Rockets con la prima scelta assoluta, i fan americani in teatro sono stati colti un po’ di sorpresa perché si aspettavano che Jay Williams fosse sotto i riflettori.”
Carroll Dawson, direttore generale degli Houston Rockets nel 2002
L’hype per Yao era davvero alle stelle considerando che aveva guidato gli Sharks al loro secondo titolo nazionale consecutivo e l’NBA lo aveva adocchiato già da due anni, ma per problemi burocratici, tutte le barriere che impedivano al cinese di candidarsi sono cadute solo 15 ore prima della notte del draft, motivo per il quale è stato costretto a seguire l’evento dal suo gigantesco divano in Cina.
“Questa mattina ho ricevuto una lettera dall’amministratore delegato della CBA (Chinese Basketball Association), Xin Lancheng, che confermava che tutte le sue preoccupazioni erano state affrontate Il fatto che siamo arrivati a un’intesa così reciprocamente vantaggiosa in un periodo di tempo così breve illustra lo spirito di cooperazione e fiducia che esisteva durante queste discussioni. Questa mattina ci sono stati molti giri di congratulazioni scambiati con l’amministratore delegato Xin, i rappresentanti di Yao Ming e ufficiali degli Shanghai Sharks”
Michael Goldberg, consigliere generale dei Rockets nel 2002
La carriera di Yao non ha eguagliato le enormi aspettative a causa di alcuni infortuni in serie, ma anche di un adeguamento mancato del cinese alla fisicità del basket NBA, non riuscendo a dominare i suoi colleghi afroamericani, più bassi ma più strutturati in un gioco ancora postcentrico. Non sono comunque mancate alcune buone stagioni. In seguito riportiamo altre testimonianze di giocatori ed addetti ai lavori sul prospetto Yao Ming prima che calcasse i parquet NBA.
“Penso che alla fine diventerà una forza, ma ci vorrà del tempo per svilupparsi , mi ricorda Rik Smits, ma è più grosso e probabilmente più bravo di quanto lo fosse Rik quando è entrato in NBA”
Donnie Walsh, presidente degli Indian Pacers nel 2002
“Le cose che ti impressionano sono i suoi movimenti in post molto strutturati ed un tocco molto morbido vicino a canestro”
Randy Pfund, presidente e GM dei Miami Heat nel 2002
“Mai una combinazione di dimensioni e abilità così straordinarie si è riunita in un unico pacchetto…ciò che rende strana questa combinazione è che viene dall’Estremo Oriente, non esattamente un focolaio per le prospettive di basket. Ma eccolo lì, 7’5″ e 300 libbre, Yao Ming è il centro del futuro; un tiratore migliore della maggior parte dei playmaker e sicuramente molto più abile della maggior parte dei centri, Ming ha tutti gli strumenti per avere successo. Al momento in cui scrivo, a Yao mancano solo l’aggressività e l’atteggiamento che lo spingeranno dall’essere un promettente pivot al completo dominatore della posizione di centro”
interbasket.net
“(Yao è già) un grande giocatore. Continuerà a migliorare. È incredibile come stia già giocando nel suo primo anno. Se lo merita. Sta rendendo il gioco più globalizzato. La Cina ora sta guardando ogni partita. Ha dato molto alla NBA. Penso che meriti tutto il l’hype. Yao is the real thing. Può essere un giocatore spaventoso.”
Dirk Nowitzki nel 2003
Fuori dal campo, Yao è apparso sulle copertine di Sports Illustrated, The Sporting News, ESPN the Magazine, SLAM, Inside Stuff e Basketball Digest durante la sua stagione da rookie. Nel 2003 ha anche ricevuto il premio Laureus World Newcomer of the Year ed è apparso in pubblicità televisive per Visa, Apple Computer e Gatorade.
Shaquille O’Neal
I dubbi sulla fisicità di Yao sono gli stessi che preoccupano la maggior parte dei fan riguardo Victor Wembanyama, e gli stessi che hanno impedito ad un altro super prospetto, Ralph Sampson, del quale si parlava con gli stessi termini del cinese e del francese, di dominare per lungo tempo. Discorsi del genere invece erano tutt’altro che frequenti nel 1992, quando sulla scena mondiale si affacciava un prospetto il cui nome era sulla bocca di tutti e che avrebbe svoltato le sorti di qualsiasi franchigia lo avrebbe scelto. Stiamo parlando di Shaquille O’Neal. Il gigante proveniente da LSU si era già guadagnato i titoloni di “Centro del futuro”. Il 21 gennaio 1992, cinque mesi prima della notte del Draft, Sports Illustrated gli dedicava un articolo nel quale lo descriveva come già capace di dominare in NBA a soli 18 anni. Se avete qualche minut0 da spenderci, vi consigliamo fortemente di leggerlo, per darvi un’idea delle aspettative che una delle testate sportive più celebri al mondo gli riservava:
I pareri di centri leggendari si sono sprecati nell’elogiare il big man del futuro, a partire da Kareem Abdul-Jabbar, con il quale si era appena allenato nel tentativo di padroneggiare il Gancio-cielo. L’appena ritirata leggenda del basket rispose così:
“Non chiamate Shaquille il prossimo qualcuno, lasciate che sia il primo Shaquille.”
Kareem Abdul-Jabbar, 1992
Il ragazzo cresceva con personalità ed esuberanza, comportandosi come un brand prezioso, e l’interesse dei media non lo impauriva, ma accresceva a tal punto la sua autostima da permettersi anche qualche dichiarazione non proprio adatta ad un 18enne a poche ore dalla draft lottery:
“L’agente di O’Neal, Leonard Armato, ha inviato una lettera alla NBA e ai Timberwolves dicendo che O’Neal è pronto a saltare la stagione se verrà selezionato dai Minnesota Timberwolves”
deseret.com, 10 maggio 1992
Per fortuna di ShaqZilla, a vincere la lottery saranno gli Orlando Magic, per i quali l’ormai ex LSU accetterà di giocare con un contratto da 40 milioni di dollari per sette anni, nonostante le sue già dichiarate simpatie per i Los Angeles Lakers, i quali aspetteranno però solo un ulteriore lustro prima di vederlo vestire i colori gialloviola.
In seguito un buffo video pubblicitario di NBA on NBC che annuncia il rookie Shaq come fosse il trailer di un blockbuster cinematografico.
Zion Williamson
Così come per Shaq, anche per Zion Williamson i dubbi sul se fosse o meno adatto alla fisicità della NBA erano ben pochi. Il carro armato di Salisbury ha gli occhi di mezzo mondo addosso da quando era all’high school, divenuto virale già nel 2016 a causa delle sue roboanti schiacciate.
La scelta del college di Williamson è stata una delle più seguite dai media nella storia del basket, ed ovviamente quale palcoscenico migliore di Duke? I Blue Devils cominciarono la loro esperienza mediatica con un tour estivo divenuto subito centro dell’attenzione di ogni appassionato di pallacanestro. Oltre a Zion Williamson la squadra poteva contare anche su Cam Reddish, dichiarato come uno dei dieci migliori prospetti al mondo prima della sua avventura collegiale e soprattutto su colui che si sarebbe conteso la prima scelta assoluta con Zion, RJ Barrett, fresco campione dei mondiali U18 con il suo Canada ed autore di un torneo a dir poco spaziale. I Blue Devils nonostante il dominio dimostrato non vinsero il campionato NCAA, ma Williamson fece registrare performances statistiche da record e vincendo premi individuali a valanga:
- 2018-19 ACC All-Defense
- 2018-19 ACC All-Freshman
- 2018-19 ACC Player of the Year
- 2018-19 ACC Rookie of the Year
- 2018-19 All-ACC – 1st Team
- 2018-19 AP Player of the Year
- 2018-19 Consensus All-America – 1st Team
- 2018-19 NABC Division I Player of the Year
- 2018-19 NABC Freshman of the Year
- 2018-19 Naismith Award
- 2018-19 Naismith Award Finalists
- 2018-19 Naismith Award Semifinalists
- 2018-19 Sporting News Player of the Year
- 2018-19 The Karl Malone Award
- 2018-19 USBWA Freshman of the Year
- 2018-19 USBWA Player of the Year
- 2018-19 USBWA Player of the Year Finalists
- 2018-19 Wooden Award
- 2018-19 Wooden Award – Finalists
- 2018-19 Wooden Award – Late Season
- 2018-19 Wooden Award – Midseason
- 2018-19 Wooden Award – National Ballot
- 2018-19 Wooden Award – Preseason
- 2019 ACC Tournament MVP
- 2019 All-ACC Tournament – 1st Team
- 2019 NCAA Tournament All-Region
Si classificò inoltre tra i primi 5 leaders nazionali in ognuna di quelle che gli americani definiscono “major statistical cathegories” esclusi i punti segnati. Fece registrare anche il terzo miglior risultato di ogni epoca in Win Shares per 48 mn. ed il record di tutti i tempi in PER (Player Efficiency Rating) e BPM (Box Plus Minus), record strappato ad un altro prospetto del quale andremo a parlare a breve, Anthony Davis.
Williamson sarà ovviamente scelto con la prima pick assoluta al Draft del 2019, inaspettatamente finita ai New Orleans Pelicans proprio di Anthony Davis, in rotta con la franchigia, che sarebbe stata pronta a ripartire da un super prospetto come Zion subito dopo aver ceduto un ex super prospetto come Davis ai Lakers.
In seguito il profilo di Zion Williamson secondo NBADraft.net, ed il racconto dell’hype per la notte del Draft scritto da Skysports.com e da The Ringer.
Anthony Davis
Probabilmente il miglior prospetto difensivo dell’era moderna, Anthony Davis fresco di vittoria del titolo NCAA con i suoi Kentucky Wildcats, nel 2012 fu anche convocato nella nazionale maggiore statunitense per i Giochi Olimpici di Londra senza aver giocato un singolo minuto nella lega. L’esperienza come tutti sanno si concluse con una medaglia d’oro mai in discussione per gli Americani, ed il 19enne dalle ciglia folte poteva già vantare un palmares abbastanza invidiabile. Le braccia lunghissime e la mobilità estrema rendevano Davis un cheat code difensivo, con enorme upside anche nell’altra metà campo dato un suo passato da playmaker poi abbandonato in seguito ad una crescita improvvisa. Davis fu selezionato con la prima scelta assoluta dai New Orleans Hornets nel Draft 2012, e di lui si parlava come il probabile big man più versatile di tutti i tempi, potenzialmente anche più di Kevin Garnett.
Il 22 giugno 2012 Bleacher Report scriveva a poche ore dal draft:
“Anthony Davis sta ricevendo più hype di ogni prospetto della classe draft NBA 2012 : non ci sono discussioni. Ma è possibile che Davis sia il giocatore più pubblicizzato della lottery-era?”
Josh Cohen, B/R, 2012
Sempre su B/R, Josh Martin scriveva invece il 20 agosto 2012 un’analisi del profilo del futuro rookie, tentando di delineare anche un paragone, ma il nome ricorrente era sempre il medesimo: Kevin Garnett.
Possiamo dire con certezza che Anthony Davis abbia rispettato le enormi aspettative solo in parte, dimostrandosi limitato specialmente nella metà campo offensiva e non raggiungendo la cattiveria e l’intelligenza cestistica che il tanto inseguito (ed a detta di molti inseguibile viste le capacità del ragazzo) Kevin Garnett possedeva.
Alleghiamo anche per lui ciò che NBADraft.net scrisse ai tempi oltre ad una collezione di 29 stoppate nel torneo NCAA 2012, ancora oggi record.
Kareem Abdul-Jabbar
Indubbiamente il miglior prospetto di tutti i tempi, nonchè uno dei nomi più frequenti ai quali è stato avvicinato Victor Wembanyama. Kareem Abdul-Jabbar ha condotto UCLA a tre campionati nazionali in tre anni di college cementificando la sua legacy come miglior giocatore della storia del college basketball. Probabilmente il suo debutto in NBA è arrivato anche fin troppo tardi, visto e considerato che poteva già essere uno dei 3 o 5 giocatori migliori al mondo quando ancora indossava la casacca dell’Università della California. Ancora Lewis Ferdinand Alcindor Jr., il lunghissimo centro dei Bruins univa una fluidità ed eleganza fuori dal comune ad un’altezza di 7’2″ (218 cm). Sotto la leadership di Kareem il record di UCLA fu di 88 gare vinte e solo 2 perse mantenendo uno scarto medio di 25 punti tra loro e gli avversari nella span di 3 anni. Non c’è troppo da dire su Kareem, la sua carriera parla da sé, ed il fatto che la NCAA abbia proibito di schiacciare dal 1967 al 1976 pur di impedire ad Alcindor di dominare la dice lunga sulla discrepanza tra lui e qualsiasi prospetto nella storia. E forse a posteriori dobbiamo anche ringraziare la NCAA per quel veto, senza il quale probabilmente non avremmo mai potuto ammirare il gancio-cielo. Un prospetto del livello di Kareem realisticamente non si vedrà mai più, è impensabile ad oggi visto l’innalzamento del livello globale e lo studio approfondito di ogni situazione di gioco che un giocatore in uscita dal college possa candidarsi immediatamente al titolo di giocatore più dominante al mondo. Se però più la NBA diventa un fenomeno globale, più la capacità di vedere un semisconosciuto dominare diminuisce, al contrario la macchina dell’hype si alimenta a dismisura. Ed è doveroso chiudere con colui che è stato definito “The most highly hyped prospect ever”.
LeBron James
Su di lui se ne sono viste e sentite di ogni, dal contratto multimilionario rifiutato alla Reebok a soli 18 anni perchè la Nike avrebbe potuto offrirgli di più, alla stretta di mano con MJ senza esser passato mai neanche dal college, dall’aver segnato da solo più punti della squadra avversaria del Westchester alle partite di high school trasmesse in TV Nazionale, dalla gara delle schiacciate al McDonalds All-American all’All-Star Game dello stesso evento, entrambi dominati senza storia. C’è altro da aggiungere su Lebron? Forse si, qualche altro aneddoto che faccia comprendere la sua enorme popolarità sconosciuto ai più. Quando ancora il World Wide Web non era la macchina attuale ed i quantitativo di contenuti online era decisamente più ridotto, il 3 febbraio 2003, ESPN spendeva righe su righe per raccontare di come, per un equivoco in un negozio di divise, si fossero mobilitati avvocati e guardie del corpo personali del ragazzino per permettergli di scontare una gara di squalifica della stagione regolare scolastica in seguito all’accaduto.
Il momento più atteso fu la dichiarazione per il Draft NBA passando direttamente dall’high school al professionismo. Queste le parole del 18enne, che ancora una volta denotano una maturità e comprensione del mondo che lo circonda quasi diabolica:
“Quando vedi che non c’è modo di crescere in popolarità più di così…devi cogliere un’opportunità quando è di fronte a te ed è quello che mi ha fatto prendere questa decisione. Sono uno dei giocatori più pubblicizzati nel paese in questo momento e non ho nemmeno giocato una partita di basket nella NBA. So di essere un uomo segnato”
LeBron James, 25 aprile 2003
Dicotomie e terzi incomodi
Dando però uno sguardo al mock draft di un anno precedente, datato 24 luglio 2002, possiamo notare come subito dietro l’insindacabile LBJ ci fosse un ragazzo di Brooklyn proveniente dalla scuola classificata al primo posto a livello statale, Oak Hill Academy. Quel ragazzo si chiama Carmelo Anthony e nel Febbraio del 2002 lui e LeBron si sono scontrati nella sfida scolastica più famosa di tutti i tempi. I due non delusero combinando per 70 punti in due e fu la squadra di Anthony a prevalere per 72-66, incrementando un record già notevolissimo a 25 vittorie ed una sola sconfitta. Il rematch si svolse qualche mese dopo, il 12 dicembre, e la n.1 Oak Hill, questa volta fu spazzata via dalla squadra di LeBron.
Questa sfida ricorda molto quella tra altri due prospetti incredibili: chiaramente stiamo parlando di Victor Wembanyama e Scoot Henderson, anche loro scontratisi nella gara del 5 ottobre 2022 tra Metropolitans 92 e Team G-League Ignite.
La NBA ha tenuto gli occhi puntati su questa sfida, ed in seguito ha esteso la possibilità di seguire tutte le gare dei Metropolitans 92 di Wemby nel campionato francese sull’app NBA e sul sito NBA.com. Come per James e Melo, si vocifera che un terzo incomodo possa frapporsi tra loro e le prime die scelte. Nel 2003 fu Darko Milicic a strappare la seconda scelta, dopo essersi annunciato eleggibile il 9 febbraio 2003. L’annuncio è stato reso pubblico da David Stern durante la settimana dell’All-Star Weekend.
La notte del Draft i Detroit Pistons, finalisti di Conference e con la seconda scelta assoluta decisero di puntare sull’ancora 17enne serbo, con l’idea di non voler troppo sbaragliare le carte e puntando sul fit più ottimale con la squadra.
“Darko Milicic non dovrà venire qui ed essere il salvatore. LeBron dovrà essere il salvatore a Cleveland, non c’è modo di evitarlo. Ci si aspetta che Carmelo porti un carico enorme. Spingeremo (Milicic) per essere il meglio che può essere. Ma non verrà giudicato se ci ha portato quest’anno. Pensiamo che sia una situazione eccellente per lui e per noi”
Joe Dumars, president of basketball operations dei Pistons nel 2003
Ha senso scegliere in base al Fit?
Quest’anno la sensazione sembrerebbe essere la medesima, con un terzo incomodo a nome Brandon Miller a frapporsi fra il gigante francese e la combo guard di Team Ignite.
Quando ha realmente senso parlare di fit nel Draft? La carriera di Milicic è indubbiamente da cestinare, ma come deplorare i Pistons per la scelta fatta se a fine stagione hanno sollevato il Larry O’Bryan Trophy e la stagione successiva sono andati ad una gara 7 dal ripetersi (idem dicasi per il 2006 quando persero in 7 gare contro i futuri campioni NBA, gli Heat di Wade e Shaq)? Gli Hornets però non sono nelle stesse condizioni e non si ritrovano a scegliere per secondi con la consapevolezza di avere una corazzata alle spalle. Il rischio di passare un talento generazionale è veramente altissimo e potrebbero rimpiangerlo per anni, specie considerando che la star su cui puntano, LaMelo Ball, è ancora estremamente giovane e duttile ed ha caratteristiche che possono abbinarsi su due metà campo con quelle di Henderson in maniera non così pessima. Melo è un discreto tiratore in spot up e Scoot un ottimo finisher se innescato in movimento. Le skills da portatore di entrambi possono facilitare il reciproco sviluppo di un gioco senza palla, e quindi una maggior facilità nella creazione di buone occasioni nella metà campo offensiva. Se non per sperimentare a cosa serve la regular season di squadre con cores così giovani?
Tempo al tempo
Al tanking forsennato risponderanno alcuni, nell’attesa di essere baciati dalla fortuna e pescare al Draft un giocatore francese come potenzialmente non se ne sono mai visti.
I giocatori NBA nel vederlo hanno espresso pareri discretamente positivi per dirla con un eufemismo: LeBron lo ha definito un alieno, Curry lo ha paragonato al giocatore con tutti i valori massimi di Nba 2K, mentre Lillard si è augurato di giocare meno partite possibili contro di lui.
Attenzione però a dare per scontato che un giocatore possa salvare una franchigia da solo, poiché le volte in cui è successo, come evidenziato con i sovracitati “talenti generazonali” si contano sulle dita di una mano.
In seguito alcuni grafici presi da JxmyHighroller spiegano come un impatto dei Rookies immediato e tale da cambiare una franchigia sia un evento più unico che raro.




Victor Wembanyama sarà il più grande giocatore della storia del basket?
Victor Wembanyama non è un giocatore generazionale, è un prospetto generazionale, ma le aree dove migliorare sono ancora molte. Checchè ne dicano i suoi highlights, Wemby è un tiratore altalenante, ed il suo finishing al ferro creato da sé lo è altrettanto, data la sua forza fisica non ancora ottimale nell’assorbire i contatti. Probabilmente il suo impatto difensivo sarà già da subito molto positivo, ma comparendo meno negli highlights, molti saranno già pronti a bollarlo come delusione. Il pubblico sa infiammarsi con l’hype in davvero poco tempo, ma sa altrettanto velocemente bollare un neanche ventenne con sentenze lapidarie.
Il suo ceiling è forse il più alto che si sia mai visto, ma fidatevi, raggiungere il massimo delle proprie capacità, specie con una pressione mediatica del genere non solo non va dato per scontato, ma è addirittura raro.
Non resta che aspettare pazientemente lo scorrere degli eventi e fare il tifo affinché questo splendido unicorno possa diventare ciò che tutti noi speriamo.
Forza Wemby, e buon Draft 2023 a tutti.

