Il calo dei Memphis Grizzlies: licenziamenti, cambiamenti, problemi, mediocrità.

I Memphis Grizzlies giocheranno il play-in, e questa è una notizia indubbiamente deludente per una squadra che si è contesa il secondo posto nella Western Conference per gran parte della stagione. La flessione nel rendimento dell’ultimo mese è stata semplicemente inaccettabile (solo 4 vittorie nelle ultime 14 partite), e non sono mancate tensioni interne tra giocatori e giocatori, ma anche tra giocatori e staff tecnico, tant’è che Taylor Jenkins, ormai ex capo allenatore della squadra, insieme all’head of player developement, Noah LaRoche, sono stati sollevati dal loro incarico il 29 marzo 2025. E pare proprio che il terremoto di licenziamenti sia scaturito dalle frizioni tra quest’ultimo e Ja Morant.

Il sistema offensivo di Noah LaRoche

I Memphis Grizzlies hanno stregato analisti ed appassionati quando nella prima parte di stagione hanno attuato un gameplan piuttosto curioso e decisamente poco utilizzato in ambito NBA: un attacco, pare fortemente voluto dal suddetto LaRoche, consistente nel quasi totale annullamento del gioco in pick  and roll, ball screens e handoffs in favore di movimento, fluidità e tagli senza palla.

L’idea di LaRoche era già stata messa in pratica nelle giovanili, per la precisione nel Saint Joseph College of Maine.

Questo attacco aveva già attirato l’attenzione in tempi non sospetti del noto ed amatissimo  youtuber Coach Daniel, oggi impiegato stabilmente in NBA.

Fino alla pausa dell’All Star Weekend i Grizzlies sono stati stra-ultimi in frequenza di utilizzo del pick and roll, una soluzione usata in  appena il 9% dei possessi, con gli handoffs che scendevano sotto il 2%. (Dati forniti da Synergy).

I risultati però, erano tutt’altro che malvagi: un 118.7 di offensive rating che faceva  sedere stabilmente i Grizzlies tra i 5 migliori attacchi della NBA.

In video una disamina del noto analista Ben Taylor riguardo questo strano, ma efficace attacco.

Le Frizioni

Ja Morant su tutti, alla lunga, ha criticato le soluzioni offensive sposate dal suo allenatore, tacciandole di essere eccessivamente limitanti per il suo coinvolgimento nell’attacco. Morant infatti, sebbene un inizio non negativo, e probabilmente una qualità mai vista nelle sue letture da passatore (ne abbiamo parlato qui) stava facendo registrare la sua media punti più bassa dai tempi del suo secondo anno (solo 20.4 fino a fine febbraio), il suo minimo in carriera in  percentuale dal campo (44.5%), avendo ridotto di molto le sue conclusioni al ferro (il 23% rispetto al 30% del 2023 e al 33% del 2022), ed il suo minimo in tocchi per partita (65.7 contro i 77 di due anni fa). Un Morant insomma, al quale erano state affidate in misura molto minore le chiavi dell’attacco di Memphis, decisamente meno dipendente dal suo leader. Snocciolando un altro po’ di dati vediamo che nel 2023 Morant aveva la palla in mano nel 48% del tempo in cui era in campo, quest’anno sotto l’attacco di LaRoche il suo dato è calato vertiginosamente al 35%. Rimanendo strettamente legati al pick and roll, Morant ha gestito l’azione da palleggiatore circa in 6 possessi a partita, un quarto dei suoi totali, dato più che dimezzato rispetto ai 12.9 (la metà dei suoi possessi totali) del 2023.

Il supporto di Morant verso questa nuova tipologia di attacco è venuta meno con il venir meno dei successi…o forse ne è stata la causa. Si perché nelle ultime settimane abbiamo visto un Morant molto più simile al vecchio sé stesso, e questo è stato decisamente un bene per il suo gioco e forse anche per tutti i fan che il play dei Grizzlies ha fatto innamorare negli scorsi anni e che magari avevano leggermente spento la fiamma d’amore verso il loro pupillo.

L’era di Tuomas Iisalo

Il licenziamento di Jenkins e LaRoche è arrivato come un fulmine a ciel sereno, ma dopo alcuni giorni, i retroscena sull’evento che ha scombussolato il mondo NBA, si sono accresciuti in numero sempre più numeroso, ed il nome di Ja Morant è spuntato prepotentemente tra i principali artefici dell’operazione.

Il sostituto? Tuomas Iisalo, il vice allenatore finlandese promosso a coach ad interim. Non sappiamo ancora se sarà la soluzione definitiva dei Grizzlies o solo un momentaneo traghettatore, fatto sta che il suo modo di giocare, già sfoderato in Europa con il Paris Basketball e passato tutt’altro che inosservato (vittoria di Eurocup con premio di coach dell’anno nella suddetta competizione oltre che nella LNB Pro A, la massima lega francese) è totalmente all’opposto di quello che Jenkins e LaRoche avevano fatto vedere, fortemente incentrato sul pick and roll (considerato nella Nba moderna indispensabile a tal punto da dover essere per chiunque il modo principale per creare vantaggio) e la difesa a uomo a metà campo. Queste novità si aggiungono ad una filosofia basata sul ritmo elevatissimo, filosofia che già aveva introdotto in qualità di vice durante il corso della stagione e che ha spinto la franchigia del Tennessee ad essere la prima in NBA per PACE (103.3 possessi di media).

Le conseguenze sono state decisamente positive per Morant, che ha aumentato il suo minutaggio e la sua produzione, ma con essa anche la sua efficienza, dimostrando di essere un giocatore che ha bisogno di quantità per garantire anche qualità. Ja è più coinvolto nell’attacco, ha aumentato il suo minutaggio (da 29 a 33 minuti di impiego a partita), la sua media punti (da poco più di 20 a 29.8), la sua true shooting% si è alzata da un brutto 54.5% al 60.3%, portandolo sopra la media della lega, i suoi tocchi di media a partita sono saliti a 75, in linea con le sue precedenti stagioni, ed i suoi possessi in pick and roll sono tornati.

Chi ha beneficiato del cambiamento?

Il partner preferito di Morant per i pick and roll sembra proprio essere il mastodontico rookie da Purdue Zach Edey, solido bloccante e rim finisher, dall’alto dei suoi 224 cm. Qui lo vediamo in alcune clip sia servito da Morant che in posizione per correggere a rimbalzo gli errori di quest’ultimo.

Questo suo ruolo fondamentale, di quasi unico lungo capace di giocare a due con Morant, ha visto schizzare il suo minutaggio dai 20 minuti di impiego con coach Jenkins ai 30 con i quali gioca con coach Iisalo. Le sue cifre in questo frangente? Oltre 9 punti, oltre 15 rimbalzi e quasi due stoppate di media.

Pregi e difetti

Purtroppo non è tutto rose e fiori e la presenza di Edey in campo porta anche più di qualche lato negativo. Il lungo di Purdue infatti è estremamente rigido nei movimenti, e difensivamente ha enormi difficoltà nel chiudere sugli esterni.

Perciò, spesso lo vediamo rifiutare il cambio, e nelle situazioni di pick and roll, rimanere eccessivamente profondo, non opponendo alcuna resistenza al palleggiatore che decide di tirare oppure al bloccante che si apre in pop per punirlo. La sua riluttanza nelle uscite è ben evidenziata in questa clip.

In più il rookie dei Grizzlies non è esente da “dormite”, cali di concentrazione e momenti in cui perde totalmente il suo uomo.

La sua presenza ha reso i Memphis Grizzlies ancor più vulnerabili ai tiri da tre punti di quanto già non fossero e la scelta di andare controcorrente rispetto alle indicazioni dei giorni precedenti proprio nella gara contro i Boston Celtics, facendolo giocare solo 16 minuti, non è stata casuale. I 37 tentativi dall’arco subiti dalla squadra del Tennessee erano già molti, ma con il cambio di coaching staff, e con l’aumento di minutaggio di Edey sono aumentati a 42 (sarebbe il massimo in NBA). Gli avversari dei Grizzlies hanno anche una maggior percentuale di conversione con Edey in campo rispetto a quando è seduto (35.7% vs 37.2%), rendendo la difesa dei Grizzlies estremamente problematica da sostenere. Il defensive rating della squadra è passato da 112.3, uno dei primi 10 in NBA, a 118.5, in proiezione il quinto peggiore in NBA. Sebbene i dati con Edey in campo rispetto a quando è seduto non siano terribili, la sua staticità, mischiata ad una serie di errori di comunicazione causati da overhelping anche del resto della squadra, ha portato ad un crollo difensivo dei Grizzlies.

È probabile che la difesa a uomo di Iisalo possa alla lunga salvare i Grizzlies da questa situazione, ma i progressi, come dimostrano i dati degli ultimi giorni, non avvengono nell’immediato, e gli errori di comunicazione, oltre alla già citata rigidità di movimento di Edey, continueranno ad influenzare il rendimento dei Grizzlies ancora per un po’.

Jaren Jackson Jr.

Arriviamo infine all’elefante nella stanza.

Jaren Jackson Jr è stato nettamente il miglior giocatore della prima parte di stagione dei Grizzlies, come la sua convocazione all’All Star Game testimonia. Il lungo dei Grizzlies è stato a lungo candidato a vincere sia il premio di Defensive Player of The Year che di Most Improved Player ed ha fatto di necessità virtù mettendo in scena tutti i miglioramenti maturati nella scorsa stagione dei Grizzlies, enormemente problematica poiché la squadra è stata falcidiata dagli infortuni. La franchigia di Memphis lo scorso anno è finita terzultima nella Western Conference, ma Jaren Jackson Jr. a posteriori è stato forse l’unico lato positivo della stagione. La quarta scelta assoluta al draft 2018 si è abituata a giocare senza ulteriori creatori di gioco nella propria squadra, e caricato di maggiori responsabilità ha dovuto affrontare tutte le attenzioni della difesa spesso partendo con la palla in mano per giocare in isolamento. La sua frequenza di azioni in isolamento è salita da 5 a 14.7%, ma chiaramente le sue percentuali dal campo si sono abbassate non giocando più da play finisher ma da iniziatore, dovendo sostenere tutto il peso dell’attacco sulle sue spalle. Jackson ha fatto registrare il suo massimo in carriera per media punti (22.5), ma con una true shooting% tutt’altro che esaltante (il 55%).
Con il ritorno di  Ja Morant e Desmond Bane nella lineup in questa stagione, Jackson non ha abbandonato le sue azioni in isolamento, mantenendo la frequenza al 13.5%. Quello che è cambiato è il carico offensivo che il lungo dei Grizzlies ha dovuto sostenere, decisamente ridotto. Fino al suo infortunio avvenuto ad inizio marzo, Jackson stava disputando una stagione da superstar, segnando oltre 23 punti di media in meno di 30 minuti di impiego con una true shooting% del 60%, ed aveva messo in mostra una serie di soluzioni offensive aggiunte al suo bagaglio tecnico che lo rendevano probabilmente la miglior opzione per Memphis a difesa schierata:


Partenza a sinistra, virata e conclusione a destra. La sua grande flessibilità di anche gli permette di muoversi con agilità e mantenere un baricentro basso nonostante le sue gambe molto lunghe ed il busto massiccio. Questa caratteristica gli permette una volta essersi avvicinato a canestro di allungarsi o esplodere verso l’altro con forza.

Partenza a sinistra, bump abbassando la spalla e gancio sinistro, probabilmente il suo movimento preferito nonostante sia un destro naturale. Sana vecchia bully-ball che viene adoperata indistintamente anche contro i migliori difensori della NBA, quasi à la Zion Williamson.

Crossover e passo d’incrocio. Il ball handling è nettamente migliorato, solo due anni fa queste azioni non gli sarebbero state così naturali da eseguire. Le sue percentuali di tiro  nei pressi del ferro erano davvero eccellenti (71% e 54% nello short mid range).


Come detto Jaren gioca meno di 30 minuti di media e, deresponsabilizzato da molti compiti offensivi, aveva disputato delle settimane al livello del suo 2023, anno in cui ha vinto il Defensive Player of The Year.

Anche difensivamente i numeri di Jackson erano veramente notevoli: nonostante stoppi molto meno di due anni fa, contro di lui gli avversari hanno una percentuale attesa di realizzazione al ferro del 14% in meno rispetto alla media, uno dei dati migliori della NBA, ed il Defensive rating com lui in campo al momento dell’infortunio era migliore di 6.5 punti rispetto a quando era seduto.

Al rientro dall’infortunio e con una nuova situazione da dover affrontare il suo impatto è cambiato in peggio: come abbiamo visto nella clip precedente anche lui non è esente da disattenzioni e da overhelping, sono tornati a manifestarsi i suoi ben noti problemi di falli (dal rientro quasi 4 a partita, più in linea con le sue prime stagioni in NBA che con l’inizio di stagione) ed in difesa, complice la situazione disastrosa del resto della squadra, non è riuscito ad impattare come gli si richiede.

Offensivamente anche sembra non trovarsi a suo agio: i suoi possessi in isolamento sono rimasti identici, ma le penetrazioni a partita si sono ridotte da 12.4 a 8.8, i suoi tocchi da 51 a 40 di media a partita, sono calate la sua percentuale di coinvolgimento nell’attacco ed il tempo in cui ha la palla in mano. I suoi punti sono scesi da 23.1 a 18.8, la sua percentuale di realizzazione da 2 punti è calata dal 56 al 47% e molte delle soluzioni precedentemente elencate gli riescono molto meno bene.

L’impiego di Jaren Jackson Jr. è cambiato anche tatticamente, come vediamo nel seguente video:

Ricominciare ad usare i pick and roll ha costretto JJJ ad agire come bloccante, spesso aprendosi a ricciolo per ricevere in pop e tirare da tre punti. È aumentata notevolmente la sua frequenza di tiri in spot up, ovvero triple su ricezione, che anche se convertite con percentuali assolutamente dignitose, sono forse una soluzione un po’ troppo preponderante per un giocatore che gradisce molto più penetrare con l’area libera ed usare il suo tiro da fuori con alternativa. Il messaggio sembra chiaro, così come a Jackson, l’area libera serve anche a Morant, ed il voler privilegiare gli attacchi gestiti da quest’ultimo rispetto al centro dell’Università di Michigan, riduce a molti più tiri da fuori la dieta offensiva di Jaren.

I numeri non fanno mistero di come la produzione offensiva di JJJ risenta fortemente della presenza del play da Murray State University; negli ultimi due anni la media punti x75 possessi di Jackson è passata da 20 punti quando gioca con Ja a oltre 27 quando il suo play è lontano dal campo da gioco.

Conclusioni

Quanto di questo calo sia  dovuto a strascichi lasciati dall’infortunio e quanto al nuovo sistema di gioco è al momento troppo difficile da dire, le partite sono state fin troppo poche per poter dare un giudizio adeguato.

Certo, non dovesse essere un problema fisico, ma tattico, dovesse Jackson soffrire il nuovo sistema di gioco ed anche lo stile del suo compagno di squadra Ja Morant, e dovesse tutto questo andare a discapito delle ambizioni della squadra allora la franchigia dovrebbe trovarsi davanti a delle scelte. In ogni caso, gli errori dettati chiaramente dalla cattiva esecuzione di JJJ sono chiari ed evidenti, ed allora la domanda sorge spontanea: che sia stato solo un periodo buono? O forse il suo tocco è davvero migliorato molto rispetto al passato, forse deve ritornare nella condizione fisica ottimale tale da permettergli di guadagnare nuovamente esplosività? Jackson farebbe bene a darci delle risposte al più presto, perché i tempi stringono e la postseason è alle porte.

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